Quello di Zerogrammi è un teatro del corpo, una danza di piccoli gesti quotidiani, di dettagli minimi, invisibili, imperfetti che rivelano, pur nella loro inconsistenza, gli aspetti più profondi dell’essere umano.
La costruzione del movimento è il frutto di osservazione, distorsione e ripetizione al limite del grottesco dei tratti più fragili, assurdi e contraddittori di ogni personaggio portato in scena: un piccolo tic, un sussulto, un’incertezza, una distrazione sono il punto di partenza di una narrazione essenziale e di immediata comprensione, leggera, di una leggerezza di calviniana ispirazione che ama sovvertire i significati, creare inediti punti di vista e suggerire allo spettatore nuove logiche del pensiero.
La trama di vite e accadimenti che è alla base della sua sintassi, come vento, attraversa e cambia sottilmente la materia, spariglia le parti, spostando l’asse della percezione, smussando angoli, arrotondando asperità, assottigliando confini.